Estratti

A. Zorzi (1951): “Il colore solido e denso, degrada a toni fermi e severi attraverso paesaggi armoniosi“.

E. Mastroleonardo(1954): “Luigi Lomanto rivela un caldo sentimento naturalistico e buone qualità espressive. La sua interpretazione del paesaggio è filtrata da uno spirito acuto e malinconico allo stesso tempo“.

Raffaele De Grada (1963): “Rivedendo oggi nello studio di Lomanto alcune di quelle opere e molte altre che segnano il suo cammino serio e sincero di questi ultimi anni, posso constatare che anche nella nostra epoca di trovate, l’arte segue il percorso normale della ricerca nei modi e nei limiti di una sensibilità che non trucca ed opera allo scoperto. Luigi Lomanto si raccomanda per questi ritratti fermi al limite del caratteristico, ma portati oltre il semplice studio di figura, per questi paesaggi composti secondo un’ispirazione intima, di elegiaco richiamo a un mondo lungamente contemplato, per un fare pittorico che tenta dolcezze di colori difficili e di accordi ispirati. (…) Il suo mondo è preciso, il suo metodo è quello della ricerca poetica. Ma in questo ordine possiamo considerarlo un’artista e accogliere il suo contributo come un apporto non indifferente a quella pittura lombarda che, anche in uomini di diversa origine, continua a mantenere una preziosa suggestione“.

D. Villani (1967): “Lomanto è un’artista che ha sentito ed assimilato la poetica di certa pittura lombarda che fa assegnamento sulla luce calda e sui toni musicali che avvolgono le cose e ne sfumano i contorni. Una pittura spontanea e pensata che si è certamente macerata nella ricerca”.

Mario Lepore (1970): “Il mondo esterno che suggerisce all’artista i motivi per la sua pittura, trova in lui una sensibilità pronta all’interiorizzazione del dato fisico offertogli dalla natura, e perciò una capacità di interpretazione soggettiva e poetica di esso dato. Soggettiva ma non arbitraria, restando Lomanto sostanzialmente fedele alla realtà ispiratrice nel suo aspetto essenziale, anche operandone una ideale e significante metamorfosi attraverso il proprio linguaggio plastico. (…)

Di solito, alla raggiunta euritmia della composizione, corrisponde il suo gusto per le forme larghe e ben proporzionate, spoglie da aneddoto, essenzializzate da una sintesi che non pecca di eccessi e riflette il suo classicismo di fondo.

Ciò dipende dal fatto che Lomanto è un buon disegnatore e perciò un buon conoscitore della forma stessa. Per questo motivo alle sue figure egli sa conferire giuste linee, giuste volumetrie, giusti atteggiamenti ed esattamente inserirle in uno spazio conveniente alla loro tendenziale monumentalità.

Quanto al colore esso è inteso sempre tonalmente con una predilizione per le note e le gamme calde, tendenzialmente basse e vibratili.

C’è, nella pittura di Lomanto, una sorta di diffusa sonorità tendente al grave e commosso accordo, che si adegua bene al sentimento intimistico e da “interno” che permea soprattutto le sue figure, mentre più sfogato ed impetuoso si fa il colore nel paesaggio. (…) A tutto ciò corrisponde una materia succosa e decantata da una elaborazione che oltre ad essere il risultato di un buon “mestiere” ha una impronta di padroneggiata sensualità che in definitiva è accento spirituale. E difatti questa pittura, pur essendo di largo respiro soda e alquanto corposa, lascia intravedere un sostrato di vagheggiamento ideale, di poeticità che stimola ad un approfondimento interiore, continuamente e persuasivamente ricercato dall’artista”.

Juan Bruno (Biarritz – 1973): “Luigi Lomanto pinta la naturaleza con un vigor de expresion notable, un lirismo ardiente servido por un dibujo seguro y lleno de armonia. En una muy bella materia el artista evoca todo un mundo de sensaciones sentidas con intensidad y magnificadas por tonalidades calorosas y vibrantes. La densidad de la factura acentua la liberacion poetica del color y desempena mucha fuerza y una atmosfera de plenitud que caracteriza el arte de Luigi Lomanto”.

Traduzione:
“Luigi Lomanto dipinge la natura con un notevole vigore espressivo, un lirismo ardente sorretto da un disegno sicuro e pieno di armonia. In una bella materia evoca tutto un mondo di sensazioni sentite con intensità ed esaltate con tonalità calde e vibranti. La densità della materia accentua la liberazione del colore e libera molta forza in un’atmosfera di pienezza che caratterizza l’arte del pittore”.

Cristoforo De Amicis (1975): “Dopo tanti anni il pensiero dominante di tanta pittura contemporanea è ancora quello di voler “solidificare” l’impressionismo, come scrisse Cezanne. A tale principio si informa anche la pittura di Luigi Lomanto, principio inteso come necessità di uscire dall’indistinto e dall’approssimativo atmosferico per ridare concretezza e vigore al principio formale essenziale nella pittura. (…) E’ invece con assoluta e infinita pazienza e probità di modi che Lomanto va assommando, nello svolgimento della sua attività, valori antichi e nuovi di disegno e di colore, di impeto e di ragione, in tal modo cercando di dare concretezza al vero problema della pittura, quello di far coincidere in una visione unitaria il suo intimo mondo di sentimento e di passione con l’urgenza del colore, la necessità della luce, la piena e compiuta struttura formale. (…)

Tutta l’opera del Lomanto risulta impostata sulla giusta corrispondenza fra valori plastici e pittorici, nulla lasciando al caso o alla improvvisazione, senza tuttavia perdere di vista ciò che in lui, col tempo, è divenuto l’assunto primario dell’opera pittorica : il conseguimento della luce. (…)

Egli dimostra in ogni cosa che fa, cioè che dipinge, (…) quanto alti siano i suoi intendimenti e l’animo che li sostiene”.

Raffaele De Grada (1990): “(…) quello che ha tratto è stato soprattutto il senso della costruzione del quadro come una macchina dell’immagine e l’idea della pittura come lavorazione tecnica, come “arte segreta” nel senso leonardesco (…). Lomanto ha una sua visione che cerca di rendere esplicita attraverso masse colorate che recuperano l’immagine con piglio espressionista. (…)

Una “natura morta”, un paesaggio, un nudo vengono figurati con aperto ardore (…) con una nobiltà che merita di essere osservata, capita, e anche ammirata”.

Ermanno Krumm (1993): “Il Pittore Luigi Lomanto ha cominciato a manipolare, a scopi didattici, materie diverse. (…) Con un senso profondo della forma, questa materia riesce a dare in poche pieghe la suggestione delle figure, (…) il senso della forma colpisce sempre. Guardando all’antichità greca, fino al raffinato gusto delle stoffe settecentesche, Lomanto suggerisce un volto, un cavallo, un arto che non c’è (…). L’assoluta semplificazione (…) porta in queste sculture “povere” la ricchezza di tutta la tradizione e, insieme, l’essenzialità del tratto novecentesco. Il gusto decorativo, la differenza dei tessuti impiegati dall’artista, mitigano l’effetto di austera sintesi”.

Veniero Vigna (2009): “……un discorso a parte merita la serie di cavalli e cavalieri ……questi disegni “coinvolgenti”. Al di là di una decrittabile ricerca di linguaggio compositivo, vi è in essi una tale carica di forza, a volte di vera e propria “furia” gestuale, trasmettono una così totale immersione dell’Autore nell’atto della creazione, da stabilire un immediato e violento cortocircuito con l’osservatore che riduce la distanza critica e le pone all’interno, partecipe contemporaneo del sofferto atto comunicativo. “Potenza del segno”.

…… Queste opere di Lomanto sono attualissime: con strumenti tradizionali realizzano situazioni più dinamiche di molte “performances”, installazioni, interventi sul corpo, ecc e fanno riflettere sulle infinite possibilità espressive di un segno tracciato su una superficie.

…… Artista colto e “votato” alla sua arte, Lomanto individua nell’espressionismo tedesco e nella sua “eticità” le linee guida della sua ricerca. Solo in questa luce sono comprensibili l’emozione ed il turbamento prodotto dagli splendidi grandi nudi e dalle tante efficacissime tavole di cavalli e cavalieri. Parliamo di linee guida, di modus operandi, di affinità di linguaggio, non certo di imitazione poiché, come per ogni vero artista, queste opere sono “sue” e soltanto sue “.